Novembre per me è sempre stato un mese di transizione. Quello che poi ci porta dritto dritto al mese più bello dell’anno, e quello che personalmente preferisco, il mese delle festività natalizie.
Inutile stare a disquisire sul periodo che stiamo vivendo, sul come sarà quest’anno, sui perché e i per come di questa situazione surreale che ormai da marzo ci ha pervaso… parliamo di ciò che di buono possiamo trarre ad oggi da ciò che ci capita, come per esempio da una bella bottiglia di vino.
Ecco credo che, tra i tanti, alcuni dei compiti più affascinanti del vino siano proprio o quello di permetterci di viaggiare trasportandoci altrove, oppure quello di farci apprezzare molto di più i momenti che viviamo ed il luogo in cui siamo.
Ci sono dei vini che ci fanno fare viaggi pur stando comodamente seduti sulla sedia o sul divano di casa nostra, e di questi tempi di questi viaggi ne facciamo molti e ne abbiamo bisogno; ed altri che invece ci fanno rendere conto di quanto quella sedia o quel divano, in particolari momenti della nostra vita, siano essenziali e indispensabili, riuscendo a farci davvero sentire grati di quello che abbiamo, e anche di questo oggi come oggi ce n’è davvero tanta necessità.
In questo periodo di stasi, dove non ci è concesso fare molto, a volte paradossalmente si può perdere la bussola. C’è tanta stanchezza mentale e la nostalgia di una normalità ormai andata perduta. Ma in cosa si è trasformata ora la normalità? Quali sono ora le nostre consuetudini?
Per me l’ordinario adesso è stare a casa, stappare una buona bottiglia di vino, cucinare qualche pietanza succulenta, e rendermi conto che quel momento così scontato un tempo, oggi sia estremamente perfetto. Quando voglio sentirmi esattamente dove sono con tutte le consapevolezze del caso, mi rifugio in quei vini che per me rappresentano questo: la mia terra, la mia casa, la mia passione. Il Chianti Classico è proprio uno di questi. Di conseguenza, all’alba dell’ennesimo Dpcm emanato dal governo in cui lo spettro di un nuovo lockdown aleggia su di noi, non potevo che non coccolarmi con una bella bottiglia di Chianti Classico e, per l’occasione, ho scelto proprio quella di Carpineto, Azienda che come avrete capito non delude mai le aspettative e che scelgo sempre come protagonista dei miei momenti più importanti.
Il Chianti Classico Docg Carpineto viene prodotto dall’assemblaggio di un 80% di uve Sangiovese e da un 20% di uve Canaiolo più altre varietà a bacca rossa consentite dal disciplinare, coltivate in quella che è la zona di produzione vitivinicola più antica della Toscana, tra Firenze e Siena, in un territorio di estrema bellezza.
Dopo aver subito una macerazione delle vinacce nel mosto con controllo della temperatura di fermentazione, sosta dai 4 ai 6 mesi in botti di rovere prima di essere imbottigliato per poi completare l’affinamento in cantina per circa 6 mesi.
Al calice è di un meraviglioso rosso rubino con sfumature granata, il bouquet olfattivo è molto preciso e riconoscibile, nota vinosa, frutti di bosco e sentori floreali di viola mammola. Il sorso è vellutato, rotondo, caldo e morbido, sorretto da un buon corpo e da un piacevole equilibrio che gli donano una lunga persistenza. Una sublime ed intensa carezza che allieta i sensi. Appagante è la definizione giusta.
E così il Chianti Classico Carpineto, che ben si presta ad accompagnare grigliate di carne e secondi piatti di selvaggina, regala anche un caldo abbraccio se bevuto da solo, magari proprio in una di quelle sere in cui si vuole soltanto godere di un buon bicchiere di vino capace di donare quella certezza che la vita è bella, nonostante tutto.
Basta poco dunque, basta scegliere la bottiglia giusta, e almeno per il tempo della bevuta, ed anche un po’ dopo che è finita, la normalità ci appare: siamo qui, ora, esattamente dove vorremmo essere, e con il calice che vorremmo avere. E va bene così.
Poi la magia finisce forse, basta riaccendere la tv, o leggere i giornali. Ma quella è un’altra storia…