Arriva primavera e il mondo si risveglia. E con esso pure le allergie, penserebbero i più cinici fra voi. Ma anche chi non è propriamente sensibile al fascino di colori e profumi non può fare a meno di notare un effettivo risveglio dei sensi. A partire proprio dalla nostra amata vite, che in questo periodo riprende il suo ciclo riproduttivo per donarci, in estate, il prezioso frutto da cui ricaviamo il vino. Vogliamo perciò consigliarvi qualche bottiglia in linea con lo spirito del periodo: quei profumi floreali, intensi, freschi che affondano nelle narici e le trasformano in una meravigliosa esperienza vitale. Quei vini che ci accompagnano, leggeri e armoniosi, durante una passeggiata o un pranzo all’aria aperta, i primi dopo il freddo della stagione invernale. Il vino aromatico e floreale per eccellenza viene dal Nord Italia, ai piedi delle Dolomiti, con le valli coltivate a uva Traminer, vitigno che sprigiona la sua potente resa di fiori gialli e bianchi, gelsomino, acacia e sambuco. Non si vive, però, di soli vitigni aromatici. Anche quelli più secchi godono di un bouquet floreale di tutto rispetto. Primo fra tutti: lo Chardonnay. Un vitigno internazionale a bacca bianca fra i più conosciuti al mondo, che dà risultati egregi in ogni sua declinazione, con sentori floreali di camomilla e fiori d’arancio. Vini complessi e strutturati che accompagnano una cucina altrettanto importante, da pesci grassi come il salmone alle carni bianche o i formaggi a pasta semi-dura. Fin qui abbiamo citato i bianchi, ma anche i rossi vogliono la loro parte. Pensate, ad esempio, a uno dei vini più conosciuti al mondo: il Chianti Classico. Forti e decisi sono i sentori di mammola e fiori rossi, fino alla viola e al ciliegio. Marcatori tipici di quel grande vitigno che è il Sangiovese toscano, da cui si ricavano i vini più importanti e famosi della regione. I vini floreali, a dispetto di ciò che si crede, non sono quindi vini buoni per ogni occasione, semplici, poco complessi o persino un po’ “sciocchi”: al contrario, sono vini di grande persistenza gusto-olfattiva, che sprigionano gli aromi primari del vitigno, accanto a quelli secondari della fermentazione e a quelli terziari dell’eventuale affinamento in legno. Ovvio, però. che questi ultimi perderanno gradualmente il loro forte accento floreale (proprio perché derivato dagli aromi primari) in favore di un’esaltazione degli aromi terziari. Come si suol dire: questione di gusti. Ultimo accenno, davvero d’obbligo, per i vini rosati. Bottiglie dal marcato sentore di rose (come il colore suggerisce) cui si associano, di volta in volta, le caratteristiche dei singoli vitigni di provenienza. Vini freschi, solidi, gradevoli, che non a caso vengono bevuti al riparo di una pergola o su un tavolino all’aperto proprio nei mesi primaverili, quando anche la cucina diventa meno pesante e più leggera.