Vino e pittura: una relazione immortale

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Vino e pittura: una relazione immortale

Che cosa rende il vino immortale? La risposta è una sola: l’arte.

Il nettare degli dei è il protagonista dei quadri più celebri della storia dell’arte. Un binomio vincente che rende immortale il vino al di là del gusto o del delicato tocco sulle labbra.

Tra i grandi artisti che hanno scelto di rappresentare il vino ricordiamo lo straordinario Caravaggio che ha dipinto l’immortale Bacco, Francisco Goya che ha rappresentato le sfumature della vendemmia e Toulouse Lautrec che ha forgiato le figure classiche del bevitore. Altrettanto interessanti sono le opere in cui il vino è sullo sfondo ma riesce ugualmente a primeggiare come nel Caffè di notte di Van Gogh

Citarli tutti è impossibile ma una cosa è certa: il vino nella storia dell’arte esiste da sempre. Andrea Mantegna, Michelangelo Buonarroti, Guido Reni, Manet, Edvard Munch, Pablo Picasso sono solo alcuni degli artisti che hanno scelto di rappresentare il vino nelle loro opere. Una passione per il nettare degli dei che trascende in una rappresentazione tutt’altro che sacra e austera ma ricca di una simbologia che ne rappresenta le qualità immuni alle lancette del tempo.

Il sapore, il profumo, l’aroma del vino spariscono nel corso dei secoli ma restano le opere d’arte che hanno saputo dare al vino il potere di trasformare la normalità in un’occasione speciale. Dopotutto il vino, con il suo gusto unico, rende ogni degustazione un momento da ricordare.

I grandi artisti lo sapevano e la pittura era la loro occasione di fissarne il valore intramontabile su tela.

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