Dogajolo: la storia del primo “giovane” Supertuscan

Wine&People
di Giuseppe Petronio
Dogajolo: la storia del primo “giovane” Supertuscan
Giuseppe Petronio

Giuseppe Petronio

Calabrese di origine e romano di adozione. Ingegnere ambientale per studio, amante del vino e sommelier per passione, comunico i sapori del vino e le emozioni che mi attraversano accompagnandole con fotografie e racconti.

L'azienda Carpineto ha una grande storia, è stata fondata nel 1967 dai due soci, Giovanni Carlo Sacchet e Antonio Mario Zaccheo, e oggi rappresenta un vero punto di riferimento per i grandi vini toscani.

Purtroppo quest'ultimo periodo storico è contraddistinto dall'ondata di ritorno dei contagi da coronavirus, e, pensando al lockdown trascorso durante la scorsa primavera, mi è tornata alla mente la bellissima diretta fatta con Michael Zaccheo Jr, figlio di uno dei fondatori dell'azienda. Alcuni degli elementi che più mi hanno colpito sono stati l'attaccamento ai sani principi della famiglia e la vocazione all'innovazione, senza mai tralasciare il rispetto delle tradizioni, e proprio durante la diretta mi è rimasta molto impressa la confidenza fatta da Michael, che mi ha rivelato di non poter immaginare nessuna altra cosa da fare nella vita se non lavorare nel mondo del vino.

Alle nuove generazioni delle famiglie dei fondatori è stata tramandata la passione e l’amore per il vino, sono infatti stati "contagiati" tutti i quattro i figli dei due fondatori che oggi lavorano in azienda e danno continuità ai progetti dei padri fondatori.

Ripercorrendo la chiacchierata con Michael ricordo come sia stata molto interessante la storia del "Dogajolo" di Carpineto, creato circa 30 anni fa da un'idea nata durante un episodio accaduto ad un Vinitaly svolto in quegli anni.

All'evento infatti, il gestore di una catena di enoteche tedesche di nome Jaques Wein-Depot, all'epoca proprietario solo di qualche punto vendita e oggi attivo con una grande catena in franchising di centinaia di negozi, andò dal padre di Michael e disse "noi prendiamo il vostro Chianti Classico, il Brunello di Montalcino, il Nobile di Montepulciano, il Farnito a base Cabernet, tutti vini che si vendono bene ma tutti vini importanti", andando poi al punto con una domanda "ma perché la Toscana non riesce a darmi un vino di qualità con un prezzo inferiore rispetto ai grandi vini, tale da essere bevuto giornalmente?"

Questa domanda generò un grande spunto di riflessione: il cliente tipo tedesco compra vini importanti quando fa una grigliata o quando si trova in occasioni speciali, ma, oltre alla birra, chi beve vino in Germania beve vino anche tutti i giorni, e quindi perché dare come ventaglio di scelta da bere dal lunedì al giovedì solo vini come quelli siciliani o pugliesi, veneti o addirittura spagnoli?

Tornati in Toscana Sacchet e Zaccheo decisero quindi di dare seguito alla riflessione e creare un nuovo prodotto, dedicando le vigne più giovani alla produzione di un “giovane” Supertuscan, blend di Sangiovese in prevalenza e vitigni rossi internazionali, con un prezzo al consumatore finale tale da renderlo un vino da apprezzare anche tutti i giorni. Il Supertuscan giovane all'epoca non esisteva, esistevano solo i vini di grande portata in questa tipologia, fu quindi inventata una vera e propria nuova categoria!

Questa fu una trovata geniale, una vera innovazione che ebbe un grande successo in tutti i mercati di riferimento dell’azienda. Il blend oggi è composto principalmente da Sangiovese, fino al 70%, e Cabernet Sauvignon ed altre varietà per il resto. Maturando in tempi diversi, le due varietà di uva vengono vinificate separatamente e solo verso la fine della fermentazione vengono poi unite e poste in piccoli barili di legno dove completano lentamente la fermentazione alcoolica e malolattica. L’affinamento avviene quindi per un breve periodo con questo passaggio di 6 mesi in barrique, combinando le caratteristiche di un vino giovane con uno maturo dalle caratteristiche complesse.

L’etichetta è poi un grande simbolo di convivialità ed un elemento che rappresenta quello che è il leggero passaggio in legno, sono raffigurate infatti delle foglie di quercia molto colorate che si intrecciano a richiamare il leggero sentore terziario che si ritrova nel vino, regalando buon umore e gioiosità per un vino che può essere tranquillamente goduto tutti i giorni.

Per le sue caratteristiche fruttate e allo stesso tempo speziate e morbide, con sentori che vanno dalla ciliegia, al tabacco dolce fino al pepe, è un vino che si sposa perfettamente con piatti non troppo complessi e ricchi di spezie, che possono quindi essere provenienti sia dalla cucina mediterranea, come ad esempio una amatriciana, che da quella orientale a base di carni bianche anche piccanti.

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