Tecniche di spumantizzazione e bollicine per l’estate

Tips
di Giuseppe Petronio
Tecniche di spumantizzazione e bollicine per l’estate
Giuseppe Petronio

Giuseppe Petronio

Calabrese di origine e romano di adozione. Ingegnere ambientale per studio, amante del vino e sommelier per passione, comunico i sapori del vino e le emozioni che mi attraversano accompagnandole con fotografie e racconti.

Quali sono le bollicine perfette per l’estate? La risposta non è univoca, ma sicuramente alcuni elementi che non devono mancare sono la bevibilità, la freschezza e soprattutto la non eccessiva complessità.

Esistono diverse soluzioni che portano ad avere queste caratteristiche, ma prima di svelarvi quale sia la bollicina adatta per questa estate è bene chiarire quali siano le differenze principali tra le tecniche di produzione utilizzate.

Esistono due principali tecniche di spumantizzazione che è necessario conoscere: Metodo Classico, quello con cui si producono gli Champagne francesi e i nostri ormai famosi Franciacorta per intenderci, e il Metodo Martinotti o Charmat, con cui si produce tra l’altro anche il nostro Prosecco.

In entrambi i casi, è bene specificarlo, si parla della seconda fermentazione di un vino base, fermo, condotta in recipiente chiuso per un determinato periodo.

Il Metodo Classico nasce nel 1670 dal frate benedettino Dom Perignon dell’Abbazia di Hautvillers vicino a Epernay, nella regione di Champagne, e per questo è detto anche metodo Champenoise. In questo caso la seconda fermentazione del vino base avviene in bottiglia grazie all’aggiunta di un composto di zuccheri e lieviti selezionati.

Dopo il riempimento le bottiglie sono poste su dei supporti di legno, per un periodo che solitamente va da uno a più anni. Pazientemente vengono nel tempo scosse e girate su loro stesse, passando dalla posizione orizzontale a quella verticale affinché i residui di fermentazione e i lieviti si depositino sulla parte interna del tappo che, in questa fase, sarà ancora metallico e a corona.

A questo punto si procede con la cosiddetta sboccatura, ossia l’eliminazione dei residui che ormai si sono accumulati sulla parte interna del tappo stesso. La parte di vino persa nella fase di sboccatura può essere sostituita da un composto di zuccheri e vino invecchiato che è tipica di ciascun produttore. Il tappo viene quindi sostituito con il tappo di sughero che tutti conosciamo.

Questo tipo di processo rende lo spumante di elevata complessità e, nella maggior parte dei casi, porta ad avere prodotti di una certa importanza, adatti magari a pietanze e occasioni speciali.

Diverso è il Metodo Martinotti-Charmat. Ad inventare questo metodo alla fine del 1800 fu un italiano, Federico Martinotti, ma a brevettarlo fu pochi anni dopo tuttavia un francese, Eugène Charmat, da qui derivano i differenti nomi che contraddistinguono questo metodo.

Il metodo Martinotti è tecnicamente più “semplice” perché prevede la fermentazione all’interno di un grande recipiente di acciaio (autoclave) e richiede un periodo minore per arrivare al prodotto, con movimentazioni del prodotto che avvengono sull’intero volume.

Anche in questo caso si utilizza un vino base per riempire il recipiente con l’aggiunta di zuccheri e lieviti selezionati, tutti in proporzione al volume in gioco. Dopo il contatto con i lieviti finale (da qualche mese fino ad un anno) e una filtrazione il prodotto è poi pronto per essere imbottigliato.

Questa procedura porta ad avere spumanti di complessità minore rispetto al metodo classico, seppur sempre di alta qualità, e concorre maggiormente ad esaltare la parte aromatica del vitigno e del frutto.

Per questi ultimi motivi le bollicine adatte all’estate sono principalmente quelle con Metodo Martinotti, un esempio su tutti è quello che proviene da Carpineto, in particolare il Farnito Brut che rappresenta il giusto compromesso per quanto riguarda la complessità e la facilità di beva.

Ottenuto da vini 100% Chardonnay, scelti dalla produzione di diverse annate, alcuni dei quali sono stati tenuti in barili di rovere pregiato, è prodotto in quantità limitatissime, essendo il risultato di una lunga selezione.

Questo spumante fermenta molto lentamente e senza interruzioni per diversi mesi a basse temperature ed è sottoposto a numerose agitazioni, per far sì che i lieviti cedano le loro preziose sostanze aromatiche. Sono necessari più di otto mesi perché il Farnito Brut diventi spumante e altrettanti ne devono passare rimanendo in bottiglia per trasformarsi in un preludio di profumi e sensazioni.

Giallo paglierino, dal perlage sottile e persistente. Al naso offre note molto gradevoli di agrumi impreziosite da toni di crosta di pane. Al palato è fragrante, freschissimo, riesce a restare scorrevole nonostante l’importante struttura, caratterizzato da un piacevole ritorno sapido in chiusura. Eccovi quindi la bollicina perfetta per questa estate… e non solo!

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